Dal Protettorato al lavoro in riva al mare. Giovani care leaver crescono

Ahmed, Hamza, Mahmoud, Suleyman, Ismai, Khamis, Rayen ed Emily sono ormai parte della squadra. Senza di loro, “Lo sguardo della Dea” non sarebbe lo stesso, con i piatti cucinati con cura e servizi con gusto e sempre con il sorriso di chi ama il proprio lavoro. In cucina si danno da fare e Hamza, che è arrivato qui per primo, all’inizio della stagione, assicura: “Sto imparando un sacco di cose, ormai so fare quasi tutto, dalla comanda agli gnocchi alla sorrentina”. A Ferragosto era tutto esaurito e hanno servito più di cento clienti. Ma anche ora, che agosto di avvicina alla sua fine, la sala non è certo vuota: specialmente nel weekend, ma anche durante la settimana, tanti giovani, meno giovani e soprattutto famiglie e  gruppi di amici arrivano qui per godersi la vista del mare, la buona cucina, l’accoglienza calorosa e gli eventi serali.

Siamo a Tor San Lorenzo (Ardea), sul litorale laziale, presso il lido Torre Marina. All’inizio sembrava impossibile, invece questa nuova, grande scommessa della Fondazione, insieme alla sua impresa sociale So.Linc. si sta rivelando un grande successo: sia il chiosco che il ristorante lavorano a pieno regime e la soddisfazione dei cliente si legge nel numero di prenotazioni, ma anche nei loro sorrisi e nelle battute che scambiano con lo staff.

All’interno di questo staff, sia in cucina che in sala, gli otto ragazzi di So.Linc. sono pienamente inseriti e integrati. Più che una squadra di lavoro, sembra un gruppo di amici, accompagnati e seguiti con attenzione, gentilezza e – quando serve – anche con severità dai loro “maestri”, che stanno condividendo con loro i trucchi del mestiere e i segreti della cucina. Non la cucina di mense e catering, questa volta, ma una cucina più ricercata, con una clientela che sa essere anche molto esigente. I ragazzi osservano, domandano, ascoltano, imparano. E così facendo, diventano non solo più competenti e “competitivi”, ma soprattutto più sicuri di sé e più affiatati tra di loro: tutte qualità che saranno preziose per costruire il loro futuro in autonomia.

Ma cos’è Lo Sguardo della Dea e come è nato questo progetto? Ce lo spiega la presidente della Fondazione, Elda Melaragno, emozionata per il successo di questo sogno diventato realtà: “A noi piace sperimentare, non possiamo farne a meno: inventare nuove soluzioni e nuovi percorsi, per rispondere ai diversi bisogni e alle tante sfide che l’accoglienza dei minori e delle loro famiglie pone sul nostro cammino. Abbiamo sperimentato il Centro per le famiglie, il Centro studi, abbiamo messo a punto modelli di ascolto e di presa in carico che si sono rivelati molto efficaci, anche con i minori stranieri non accompagnati. Il tema dei care leaver ci ha interrogati con forza e direi quasi con drammaticità: come possiamo lasciar andare un ragazzo per strada, solo perché ha compiuto 18 anni? Come facciamo a voltare le spalle a un giovane che non ha una famiglia a sostenerlo, o che ce l’ha dall’altra parte del Mediterraneo? Un giovane che magari ha vissuto traumi, o che non parla neanche la nostra lingua, non ha un lavoro, non ha una casa, non ha una rete di sostegno? Non possiamo e non vogliamo farlo: noi vogliamo accompagnarlo fin quando non è pronto a camminare sicuro sulle sue gambe. E da questa determinazione è nata Sol.Inc., l’impresa sociale a cui abbiamo dato vita proprio per offrire ai ragazzi e le ragazze che escono dalle nostre casa famiglie i due elementi necessari e imprescindibili per conquistare l’autonomia: una casa e un lavoro. Così, mentre vivono insieme in un appartamento poco distante dalla Fondazione, pagando un affitto simbolico ma occupandosi da soli di tutta la gestione, i nostri ragazzi imparano un mestiere e vengono accompagnati poi all’inserimento lavorativo all’interno di Sol.Inc. Iniziano così a lavorare all’interno della ristorazione, nelle mense o nei catering, o dove sia necessario. Ottenere la gestione del chiosco e del ristorante in riva al mare è stata l’ultima grande impresa: non nascondo che fossimo preoccupati, all’inizio, perché ci stavamo lanciando in qualcosa di completamente nuovo e di molto grande. Ma i nostri educatori, i tutor, i referenti della Fondazione e di Sol.Inc e soprattutto i ragazzi si sono ancora una volta dimostrati all’altezza della sfida. Vederli oggi, con le loro uniformi, impegnati in modo così professionale in cucina, in sala o al banco del bar è un’emozione che mi riempie di gioia e mi fa credere che sì,stiamo proprio andando nella direzione giusta”.

I ragazzi si sono trasferiti, chi prima chi dopo, in un villaggio accanto al lido in cui lavorano: qui stanno trascorrendo la stagione, imparando tanto, lavorando tanto, ma anche divertendosi tanto. “Assicuriamo loro l’alloggio, in case mobili all’interno di un campeggio poco distante – spiega il direttore, Armando Cancelli – avorano accanto a professionisti esperti e qualificati, da cui hanno tanto da imparare. E stanno decisamente valorizzando l’occasione che viene loro offerta, dimostrando grande motivazione, dedizione ed entusiasmo”: vederli lavorare insieme, in questo contesto così bello e vivace, al fianco di professionisti e a contatto con una clientela diversa da quella a cui sono abituati, è una grande emozione: li vediamo lanciati verso il mondo, pronti ad affrontare la vita che li aspetta e a realizzare il sogno di futuro che li ha portati fin qui”.

Ahmed e Mahmoud hanno 21 anni sono arrivati il primo dalla Tunisia, il secondo dall’Egitto 21. Ismail e Khamis hanno 19 anni e vengono rispettivamente dall’Afghanistan e dal Sud Sudan. Emily e Rayen, 17 e 16 anni, sono arrivati dall’Ecuador e dalla Tunisia e stanno svolgendo allo Sguardo della Dea il loro tirocinio. E poi c’è Hamza, somalo, 20 anni, che è arrivato qui al lido per primo e ha, per così dire, “rotto il ghiaccio”. All’inizio, ammette, “non è stato facile, è un ambiente di lavoro diverso da quello a cui sono abituato. Poi ho imparato tante cose, sono arrivati anche gli altri e ora sono molto contento di lavorare qui, penso che questo mi sarà molto utile in futuro. E poi ci divertiamo, insieme: quando abbiamo un po’ di tempo andiamo al mare, è una buona estate”.

Anche Massimiliano Umani, il tutor per l’autonomia a cui la Fondazione ha affidato questi ragazzi, è molto soddisfatto: “La formazione e il lavoro non solo assicurano a questi ragazzi competenze trasversali, ma soprattutto permettono loro di rafforzarsi. Alcuni sono arrivati qui dopo aver subito traumi, portandosi addosso gravi fragilità: il lavoro ha permesso loro di fare un salto in avanti, di conquistare l’autostima e scoprirsi capaci, affidabili, competenti. Penso che questo sia il risultato più importante di questo progetto”. 

L’esperienza di Sol.Inc. e questa nuova impresa hanno attirato l’interesse e l’attenzione della Regione Lazio, tanto che lo stesso presidente Francesco Rocca si è recato, con l’assessore all’Inclusione sociale e Servizi alla persona Massimiliano Maselli, in visita presso la sede della Fondazione, alla fine di luglio, per inaugurare simbolicamente la nuova attività e conoscere da vicino quello che ha definito un “modello di accoglienza e inclusione. Abbiamo il dovere di sostenere chi costruisce ogni giorno opportunità per gli altri, soprattutto per i più fragili – ha detto – La Regione Lazio continuerà a investire in modelli capaci di generare impatto sociale reale, duraturo, misurabile. Quanto abbiamo visto oggi è un esempio di come si possa davvero cambiare il destino di una persona, partendo dall’ascolto, dalla fiducia, dal lavoro quotidiano e silenzioso che spesso si svolge lontano dai riflettori, ma che rappresenta la vera ossatura del nostro welfare regionale”. 

Grande apprezzamento anche da parte dell’assessore Maselli: “La collaborazione tra pubblico e privato sociale è la chiave per affrontare le nuove sfide. Strutture come il Protettorato San Giuseppe rappresentano un patrimonio che va tutelato, potenziato e messo a sistema. Storie come quelle che abbiamo ascoltato oggi ci ricordano che dietro ogni numero, ogni pratica, ogni bando, ci sono vite, sogni, possibilità da coltivare”.

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