Idee e contributi

In questa sezione del sito sono raccolte IDEE, PROPOSTE ed ELABORATI ARTISTICI (a volte anonimi, ma per noi significativi) dei nostri ospiti.


Notte

di “Angelo”

O notte buia e lunga
che rispecchi fragile il mondo di noi offesi
e che illumini con le accese stelle
il cielo delle città e dei paesi.
O notte tacita e tranquilla
che fai volare i sogni onnipotente,
e nell’immenso silenzio tuo infinito
doni desideri o paure realizzati solo nella mente.
In realtà, notte, tu mi illudi, mi distrai, mi rassicuri
da ogni maligno pensiero che dentro fiorisce.
A dire il vero, notte, tu mi fai felice
e nei miei sogni, alto nell’immenso cielo,
vedo l’astro che non tradisce.

La poesia di questo ragazzo quattordicenne non ha nulla da invidiare a quelle di tanti adulti che scrivono e pubblicano poesie. Noto soprattutto un uso apprezzabile delle allitterazioni (ritorni di suoni nello stesso verso).

di Pasquale Stoppelli, docente di Filologia all’Università La Sapienza.


Intervenire come volontari in una casa famiglia

per dare una mano a ragazzi in difficoltà, implica inevitabilmente fare i conti con tre ordini di esperienze famigliari, anzi quattro. La prima è quella propria originaria in cui si è trascorso l’infanzia e l’adolescenza; la seconda è quella in atto, con moglie e figli; poi c’è quella propria dei ragazzi e ragazze, ferita, disgregata e semidistrutta. E infine quella istituzionale del Protettorato in cui i ragazzi sono inseriti e vivono per anni come oasi protetta prima di essere in qualche modo il più possibile positivo trasferiti, grazie anche all’aiuto dei volontari, in un posto loro funzionale della società. Come si può dedurre anche da queste poche righe, un percorso in un contesto multistrato così problematico non è semplice.

Anche per questo, benvenuto il percorso in-formativo che il Protettorato ci sta proponendo. Ieri, nel secondo incontro, abbiamo potuto fruire della disponibilità e competenza di una psicologa esperta in affidamenti e adozioni famigliari che opera in una apposita organizzazione internazionale. Noi volontari eravamo presenti in venticinque, quasi tutte donne e solo due uomini. Anche questo è un dato piuttosto curioso, visto che la gran parte di bambini e ragazzi soffre molto più per la scomparsa e l’assenza di una figura paterna che non di quella materna – magari inadeguata, ma pur sempre presente. Il dato mi ha suggerito di proporre di sostituire, per quanto mi riguarda, il termine “attaccamento” – tema proposto alla discussione dell’incontro – con quello di “aggrappamento”, che è il tipo di esperienza di legame che specialmente i volontari maschi sperimentano con i ragazzi adolescenti privi di una figura paterna e di un modello maschile adulto di riferimento.

La psicologa relatrice ha raccolto domande e quesiti e poi risposto a tutti in modo pertinente e appropriato: su tecniche e strategie, trucchi e trappole, accorgimenti e tattiche da adottare in una relazione con ragazzi che hanno subito un trauma nella loro storia famigliare. Posso dire una delle cose dette che mi è piaciuta di più? Quando la relatrice ha raccomandato di non insistere e ossessionare i ragazzi e le ragazze del Protettorato nel fare i compiti scolastici, ma nel far sentire invece con affettuosa dolcezza, e fermezza quando è necessario, che si è presenti, attenti, disponibili. Che non li si tradisce una seconda o ennesima volta sottraendosi. Contribuendo così a far loro recuperare almeno parte della fiducia perduta nella vita.

Giancarlo


Angelo, il poeta, da qualche tempo è cambiato.

E’ più sicuro di sé, meno sospettoso e guardingo. Si lascia perfino pizzicare, accetta qualche schiaffo e pugno scherzoso, non si inalbera se gli accarezzo in testa i capelli corti e crespi. Ha finalmente dato via libera alla sua voglia di prendere scherzosamente in giro e provocare, si vede proprio che gli piace gustare l’effetto. Che è cambiato lo conferma anche la nuova poesia che mi ha dato, e che riporto qui sotto. E’ uscito dalla serie dei Solingo, ora si avventura a fare contatto e bilancio dei cinque anni trascorsi in Protettorato. Lo fa con il suo linguaggio ottocentesco, un po’ solenne e paludato, da allievo e seguace del poeta di Recanati, o del milanese Manzoni: come se da quel linguaggio si sentisse protetto. Si direbbe che il cambiamento avviato consista nell’avere accettato il luogo e il contesto che lo ospita, in un esilio che sempre tale rimane, ma che però non può più continuare ad essere sdegnosamente rifiutato: ma che va affrontato per ricavarne chissà, forse qualcosa di buono.

Giancarlo

In cinque anni

Fu diversa, la sera del ventisei,
che dell’altre sere cambiai residenza,
e del destino che mi spinge
mi portò ove ogni dì passo
là dove imparai le abitudini e crebbi,
là dove in contrasto la voce cambia.
Rifiuto orgoglioso ardeva,
ma la sorte vinse e il verdetto firmò.
Ahi, come mi abituai presto
al giardino, alla struttura e al resto
e, come casa mia essa fosse,
imparai come di un luogo la mappa.
Ogni dì che va e che viene,
da cinque anni, un’esperienza
che sia vissuta, e ancora da vivere,
nel pensier mio difficilmente scordo.


Incontro tra il personale professionale interno e noi aspiranti volontari della Fondazione Protettorato di San Giuseppe

Novembre 2012

E’ stata una bella riunione, quella di ieri, cui hanno partecipato una trentina di persone, istruttiva e utile a capire meglio la realtà del Protettorato per essere meglio messi in grado di dare una mano. Quello che ho ascoltato e capito io me lo sono tradotto così. A convergere su un crinale non facile e crocevia non semplice ci sono almeno tre vissuti di famiglie: la prima, quella piuttosto problematica e a volte disastrata dei ragazzi; la seconda, quella delle Case Famiglia del Protettorato, che mirano a far recuperare e ripristinare ai ragazzi alloggiati un minimo di funzionale e operosa serenità; la terza, quella di cui abbiamo esperienza e ci portiamo appresso e dentro noi esterni che ci siamo proposti a collaborare. In più, a indirizzarci, ci sono le figure professionali istituzionali interne (direttore, psicologa, educatori ed educatrici), e le regole di comportamento e relazione da rispettare.

Il tutto si gioca tra un dentro e un fuori, un prima irrimediabilmente già accaduto e un dopo da costruire, tra soggetti piccoli e adulti, in un incrocio di storie ed esperienze che in potenza e teoria potrebbero trasformarsi per tutti in stimoli e ricchezza, nella pratica, in un intreccio a volte anche problematico.

Anche lo schema classico della divisione tra chi cura perché perfettamente capace e sano, e chi invece va curato e sanato perché deprivato e inadeguato, non è poi così saldo e scontato. In qualche misura diversa tutti lì dentro siamo portatori di domande e bisogni, di voglia di fare e partecipare per migliorare. Anche da un bambino e bambina, ragazzino e ragazzina si possono avere stimoli e scoperte, si può imparare. Un abbraccio inaspettato, una risata liberatoria, un rap e una poesia, sono doni da apprezzare. E già essere accolti con curiosità e attenzione è un regalo, di questi tempi, da non sottovalutare. Poi di certezze è inutile cercarne, ogni incontro, ogni occasione, costituiscono una sorpresa e un punto interrogativo.

Già avere avuto in risposta dalla sorella di A. che ieri ha fatto i sedici anni un bacio e un abbraccio stretto perché le ho portato un panettone al cioccolato in regalo, a me ha scaldato per un paio d’ore dentro. E, se proprio devo aggiungere, lo stesso effetto mi ha fatto L., che di anni ne ha undici, che si è voluto esibire con il flauto che ha suonato…soffiandoci dentro attraverso una narice del naso. Poi, emozionato per lo sforzo, mi si è seduto in braccio e mi ha abbracciato teneramente stretto.

Certo la vita è fatta di cose ben più importanti, ma anche queste piccole e minori una loro qualità e fragranza ce l’hanno e la manifestano. Poi, per le cose ultime e decisive, c’è sempre tempo.

di Giancarlo Marchesini


Leopardiano “augellin solingo” nel suo nido del Protettorato.

Novembre 2012

Angelo” è un ragazzo ospite, per problemi familiari, in una delle Case Famiglia del Protettorato di San Giuseppe, sulla Nomentana. Compirà 14 anni a metà gennaio del 2013, sorride e ride spesso, e quando lo fa oltre alla bocca sembra spalancare l’anima. E’ il ragazzo di cui mi è stato subito detto che scrive poesie, e infatti gli ho chiesto di farmele leggere, ma lui reagiva un po’ lusingato, un po’ resistendo e alla fine rinviando la consegna dei fogli alla volta successiva. Comunque la settimana scorsa aveva accettato di farmi partecipare nel ripasso dei compiti avuti per casa: la figura dell’Innominato nei Promessi Sposi e l’ode del Manzoni in onore della morte di Napoleone.

Ieri “Angelo”, dopo un travaglio piuttosto prolungato, si è finalmente deciso e mi ha consegnato i fogli con le sue poesie, tutte e tre intitolate Il Solingo, scritte in sequenza la prima nel 2010 – quando aveva 11 anni! -, la seconda nel 2011, la terza nel 2012. Costituiscono un piccolo ma coerente continuum poetico a mio parere, data anche l’età di chi le ha scritte, ammirevole. Ciò che subito colpisce è la scelta di un linguaggio poetico inconsueto, solenne, quasi ottocentesco. Ho chiesto spiegazione ad “Angelo” e lui, sempre con quel suo sorriso aperto e spalancato, mi ha spiegato che era rimasto dalla lettura a undici anni del Passero Solitario di Leopardi così impressionato che aveva deciso di appropriarsene, in qualche modo imitarlo, per parlare ovviamente di sé. Trascrivo di seguito le tre poesie – Solingo1, Solingo2 e Solingo3 – perché esse meritano di essere lette e meditate. Fanno un singolare contrasto con il testo delle canzoni rap di C. e A., quelle di un linguaggio intenzionalmente un po’ brutale e violento. Ma credo che nella sostanza i contenuti espressi – solitudine, rabbia, abbandono, protesta, richiesta di aiuto e orgoglioso rifiuto – siano gli stessi.

di Giancarlo Marchesini
Ecco le poesie di “Angelo”


Il Solingo 1

Io solingo fanciullo in questa remota parte della mia
stanza,
evito gli spassi e allontano chi me li propone
ogni dì.
Gioco solingo, faccio e disfaccio, favello da solo,
intanto
odo gli altri giocare insieme…
Evito gli altri,
ogni loro proposta e richiesta,
e nell’istante penso che
la solitudine fa parte di me.
Ahi, pentirommi di non avere ascoltato le loro richieste!
…e spesso sconsolato volgerommi indietro
tentando l’impossibile…


Il Solingo 2

Ancor io solingo non pentirommi di ciò che ho fatto,
ma in quella remota stanza pensieri veloci
mi annebbian la mente…
Pensieri di cambiare il modo di vivere
ogni dì,
anche se ancor lontano da me è
il pensiero di non favellar da solo
e di accettare richieste altrui.
Ogni dì proseguo, come d’origine
il pentirommi lontano ancora è,
però dentro di me si fa sentire,
e avvicina, un impossibile che può divenire
realtà.


Il Solingo 3

Ancor io solingo
vengo a scriver di me
di ciò che è, e di ciò che sarà.
Il mondo d’oggi mi riserva
un po’ di socialità,
ma ancor solo alla fin resto.
Alle altrui richieste rispondo no, anche se…
colui che è nato solingo comincia a crescere sociale e
per codesto motivo la socialità
con il solingo a vincere vicina sarà!