Le origini

La Fondazione Protettorato San Giuseppe trae la propria origine dalla fusione di due istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza: il Protettorato di San Giuseppe e l’Opera Pia Nazionale.
La prima nacque per iniziativa della Sig.ra Ledieu De La Ruadière e trovò slancio nell’azione della Marchesa Cecilia Serlupi e dalla Sig.na Tarsilla Morichelli, in religione Suor Maria Raffaella della Croce, coadiuvate da generosi filantropi.

L’Ente fu eretto in ente morale con Regio Decreto 31 dicembre 1893, “ed in contemplazione delle singolari benemerenze delle predette signore Cecilia Serlupi e Tarsilla Morichelli”, ai sensi del primo Statuto organico approvato l’1 settembre 1893, alla prima fu conferita la carica di Presidente a vita con diritto di nominare il proprio successore, ed alla seconda la carica di direttrice a vita con diritto di designare la persona che nell’importante incarico doveva succederle.

Il Protettorato di San Giuseppe “dopo aver peregrinato in diverse abitazioni, per la necessità di allargarsi in proporzione del crescere dei ricoverati”, divenuto proprietario della villa sita in Via Nomentana, 283, stabilì definitivamente in questa la sua sede principale.

La seconda, nata “per assistere i figli derelitti dei condannati” ed eretta in ente morale con Regio Decreto 27 maggio 1898, si deve alla generosa iniziativa del Sen. Martino Feltrami Scalia, antico direttore generale delle carceri, il quale devolse in favore dell’Opera dapprima il reddito della “Rivista di discipline carcerarie” – periodico di sua esclusiva proprietà e da lui fondato – ne accrebbe, quindi, il patrimonio promuovendo oblazioni, sottoscrizioni e contributi dallo stesso personale dei detenuti e donandole, infine, la proprietà del periodico stesso.

La benefica istituzione ebbe, quindi, validissimo sostegno morale nel Sen. Tancredi Canonico, Presidente del Senato, che presiedette l’Opera per più di un decennio, fino alla morte, e favorì il notevolissimo incremento del relativo patrimonio, oltre che attraverso una tombola telegrafica nazionale, di cui ottenne la concessione nel 1904, anche dal vistoso lascito del benemerito magistrato Cav. Gaspare Mazzoccolo che, morto nel maggio 1905, legò ad essa quasi tutti i suoi averi.