La lettera di Giuseppe, piccolo ospite del Protettorato dopo la Seconda guerra

di Armando Cancelli, Direttore della Fondazione

Giuseppe è un signore ormai più che ottantenne che ha vissuto parte della sua vita all’interno del Protettorato, a cavallo tra gli anni 40 e 60, subito dopo la Seconda guerra mondiale. Qualche mese fa è tornato dopo tanti anni, regalandoci testimonianze scritte e documenti di quegli anni, quando il Protettorato di San Giuseppe ospitava più di 600 bambini che uscivano dalle macerie della guerra. Sono testimonianze strazianti, dolorose di un bambino che non aveva nessun riferimento familiare e che si considerava il più sfortunato tra gli altri ragazzi che, almeno, potevano avere il conforto della visita settimanale dei genitori e dei parenti.

Per Giuseppe è stato un periodo duro, fatto, allo stesso tempo, di gesti di eccessiva severità e di carità da parte delle suore che gestivano il Protettorato e che, come tutti noi, avevano le proprie fragilità e i propri dolori. Però, all’interno di queste mura, potevano accadere piccoli momenti di comprensione e solidarietà umane che, ancora oggi, Giuseppe ricorda con gratitudine e felicità.

E questi piccoli gesti di bontà da parte di alcune delle suore, di solito le più umili e destinate ai lavori più degradanti, sono rimaste nel cuore di Giuseppe, nascoste sotto la montagna di rabbia, di ribellione degli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza, vissuti nel rifiuto e nella dimenticanza degli anni passati nel Protettorato.

Dopo tanti anni, queste piccole tracce sono riemerse e hanno trasformato Giuseppe in una persona che ha potuto vedere la sua vita e le esperienze, anche quelle meno piacevoli, con occhi nuovi: i suoi si stavano infatti spegnendo già negli anni del liceo, condannandolo alla cecità.

Nella sua seconda vita, fatta soprattutto di gioie familiari e professionali, a Giuseppe è rimasto un profondo senso di gratitudine per il cammino fatto e per tutte le persone incontrate al Protettorato. Per questo, ha voluto inviare una lettera e un dono, grande come il suo cuore, ai bambini di oggi che sono ospitati presso le case di quella che è diventata la Fondazione Protettorato di S. Giuseppe.

Ecco la sua lettera:

Al giovane, al bambino del San Giuseppe di oggi

Ricordati dell’amore che ti è donato oggi ad opera dei nuovi amici piccoli e grandi perché un domani tu possa sapere che l’amore esiste, tu l’hai incontrato, esiste da tante parti.

E se in quei momenti ti sembrerà che non ne sei raggiunto, sappi che con la giusta fiducia carezzerà te perché la tua vita riporterà sempre l’ultima vittoria.

Perché le opposizioni, l’indifferenza, la violenza certamente moriranno e rimarrà solo l’amore che avrai donato agli altri, a Dio e a te stesso. E se non ti sei sentito amato, ricorda che potrai sempre amare e se tu amerai sarai riamato.

Ciao, Giuseppe

Lascia un commento...