Ahmed, da Msna a parrucchiere di successo

E’ arrivato dall’Egitto attraversando il mare. Approdato in Sicilia, è rimasto un mese in un centro di prima accoglienza in Sicilia, poi è stato trasferito a Roma e, dopo tre mesi nel Centro Papa Giovanni, ha varcato il cancello del Protettorato. Era solo e aveva 16 anni. Ahmed era, perla legge, un “minore straniero non accompagnato”: per noi, era un ragazzo in cerca di futuro, con il bisogno e il diritto di essere accolto e accompagnato in un mondo estraneo, che avrebbe dovuto far suo. Lasciamo che sia lui a raccontarci la sua storia: chi era, chi è e chi sogna di essere in futuro.

Quando sono sbarcato in Sicilia, non parlavo per niente l’italiano, non capivo nulla. E’ triste, all’inizio, vivere in mezzo a persone che parlano un’altra lingua. Per fortuna,m in casa famiglia ho trovato un mio amico egiziano, p stata una sorpresa! E questo mi ha aiutato tanto. Appena arrivato qui alla Fondazione, ho frequentato dei corsi, la scuola e anche in casa famiglia studiavo l’italiano, con l’aiuto dei volontari e degli educatori. Ho fatto presto amicizia con tutti: quando ho iniziato a parlare l’italiano, ovviamente è stato più facile fare amicizia anche con i ragazzi italiani. Facevamo delle belle partite di calcetto, a volte facevamo tornei anche con squadre eterne: non eravao molto forti, ma ci divertivamo. E ho anche iniziato a lavorare, quasi subito.

Conferma Flavio, l’educatore: “Sì, aveva voglia e fretta di lavorare, Ahmed. All’inizio di è mosso da solo, perché in Italia c’è la burocrazia ha i suoi tempi: è andato da un parrucchiere egiziano e ha iniziato a lavorare lì qualche ora. Siamo andati a incontrarlo, io e l’assistente sociale Massimiliano, per proporgli di formalizzare il rapporto, avviando un tirocinio. Ma non era disponibile, così abbiamo iniziato a muoverci noi. E’ stata Nicoletta, la psicologa, a trovare un altro parrucchiere: Ricciocapriccio, nel quartiere di San Giovanni.

Insomma, intorno ad Ahmed ha iniziato ad attivarsi il piccolo grande mondo del Protettorato, perché potesse costruirsi un futuro sulla base dei suoi desideri e dei suoi gusti. Ci racconta Ahmed:

Fin da ragazzino mi piaceva l’idea di fare il parrucchiere. A Ricciocapriccio ho iniziato a imparare davvero il mestiere. All’inizio non capivo e non parlavo l’italiano, quindi mi esercitavo soprattutto sui manichini: osservato, provavo a imitare e principalmente facevo i lavaggi. Poi, una volta imparata la lingua, anche imparare il mestiere è stato più facile: ora sono tecnico del colore, faccio le pieghe, le acconciature. Alessandra, la proprietaria, è una persona molto disponibile, mi tratta come un figlio. Ora inizio a fare anche i tagli, ho seguito dei corsi, ma devo ancora migliorare. Tagliare i capelli non è facile. Nel negozio di San Giovanni mi sono ambientato bene, le clienti mi conoscevano, erano un po’ sempre le stesse. Da qualche settimana mi sono trasferito in un altro negozio, sempre di Ricciocapriccio, nel quartiere di San Lorenzo. Tutti clienti nuovi, ma imparerò a conoscerli e farmi conoscere. Quando ho compiuto 18 anni, sono uscito dalla casa famiglia. Ho preso una casa in affitto con il mio amico egiziano, uscito anche lui insieme a me. Lavoriamo tutti e due, lui è barista, così riusciamo a pagarci le spese e ad essere autonomi. Io sono preso molto preso dal lavoro e dallo sport: gioco in prima squadra, sto facendo provini in diverse società, mi alleno ogni giorno. Non ho perso i contatti con gli amici della casa famiglia: li sento e ogni tanto li vedo. Con Mura, soprattutto, un ragazzo italiano un po’ più grande di me, ci vediamo una volta a settimana per allenarci insieme alla Caffarella. Con gli altri, vorremmo organizzare presto una partita di calcetto alla Fondazione: da quando siamo usciti, non siamo riusciti a farlo, perché c’era il Covid. Ma ora lo faremo. Un mese fa, intanto, siamo tornati a salutare i ragazzi e gli educatori.

Il sogno nel cassetto? “Un salone tutto mio. A Roma.
E il passato in casa famiglia? Ti crea imbarazzo? “Per niente. Solo tanti bei ricordi”.

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