Minori stranieri non accompagnati: la situazione in Italia

Sono 20.681 i minori stranieri non accompagnati e la maggior parte di loro (24,6%) provengono dall’Egitto. Sono i dati del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, aggiornati al 30 aprile 2023, contenuti nell’approfondimento di Openpolis – Con i bambini diffuso in questi giorni: una panoramica sulla popolazione dei Minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese, con un’attenzione particolare alle loro difficoltà e i loro bisogni da un lato, alle risposte fornite dal nostro sistema di accoglienza dall’altro.

La Fondazione Protettorato San Giuseppe da alcuni anni dedica il proprio impegno anche all’accoglienza di questi ragazzi e per loro inventa e mette in campo nuove risposte e progettualità specifiche, per poter fornire loro gli strumenti di cui hanno bisogno per inserirsi nella società e costruirsi il futuro che sognano. La maggior parte di loro sono prossimi alla maggiore età, spesso diventano maggiorenni in casa famiglia: qui potete trovare le testimonianze di alcuni di loro.

Pensiamo quindi sia utile allargare lo sguardo e proporre su queste pagine alcuni dei dati e delle riflessioni contenute nell’approfondimento di Openpolis – Con i bambini, che trovate integrale a questo link.

Oggi sono 239 i progetti del Sai (Sistema di accoglienza e integrazionde) dedicati dagli enti locali ai Msna, per un totale di 6.683 posti attivi in tutto il Paese: il 25,8% di questi si trova in Sicilia.

6.683 posti attivi per i Msna nel Sai. Il 25,8% nei comuni della Sicilia. 6.683 posti, a fronte di circa 20 mila Msna presenti nel nostro Paese ad aprile 2023: una quota raggiunta a novembre del 2022 e da allora sostanzialmente mantenuta nei mesi successivi, salvo il fisiologico calo tra dicembre e gennaio.

L’ultima rilevazione ha visto, per la prima volta dopo mesi, i bambini e ragazzi egiziani tornare la prima nazionalità tra i Msna (circa 5 mila, parti al 24,6% del totale), dopo mesi in cui – dall’inizio della guerra e nei mesi successivi – i giovani del paese dell’Europa orientale erano stati la nazionalità più frequente tra bambini e ragazzi Msna. I minori ucraini continuano comunque a rappresentare oltre un quinto dei minorenni stranieri che si trovano in Italia senza accompagnamento (4.706 persone, il 22,8%).

Come funziona il sistema di accoglienza per i Msna

La situazione di questi minori è di enorme vulnerabilità, dal momento che tutte le difficoltà connesse con l’arrivo in un paese straniero si sommano all’assenza di una figura genitoriale o comunque di riferimento. Per questo anche il sistema di accoglienza garantisce una serie di prerogative, dal divieto di respingimento all’accesso ai diversi servizi territoriali, anche allo scopo di assicurarne il diritto alla salute e all’istruzione. Elemento fondamentale è la parità di trattamento con i coetanei italiani e dell’Ue.

I minori stranieri non accompagnati sono titolari dei diritti in materia di protezione dei minori a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell’Unione europea. – Legge 47/2017, art. 1

Appena arrivati, i minori stranieri non accompagnati devono trovare accoglienza in strutture dedicate, per le esigenze di soccorso e di protezione immediata. La permanenza in questi centri – come ribadito nell’ultimo rapporto di Anci e ministero dell’interno sul sistema di accoglienza – è finalizzata all’identificazione, all’accertamento dell’età quando necessario e agli interventi di prima necessità. Nonché ad informare “il minore dei diritti di cui è titolare e delle modalità di esercizio degli stessi, compreso quello di chiedere protezione internazionale”.

Il tempo massimo di permanenza nelle strutture di prima accoglienza per i Msna è di 30 giorni. Successivamente, i minori non accompagnati devono essere ospitati nelle strutture di seconda accoglienza inserite nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), finanziate dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, oltre ai centri finanziati con risorse del Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami). Vi sono infine le strutture accreditate o autorizzate a livello regionale e comunale che hanno in carico minori. Queste, finanziate dalle stesse amministrazioni locali, possono accedere al Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Risorse gestite dal ministero dell’interno, che riconosce un contributo per l’accoglienza dei Msna al di fuori del Sai.

L’accoglienza in due fasi

Il sistema rivolto ai Msna è strutturato in due passaggi consecutivi. Lo stato dovrebbe occuparsi solo della primissima accoglienza, con funzioni di protezione, identificazione, accertamento dell’età, assistenza e screening psico-socio-sanitario, nonché per il rintracciamento dei familiari. In base ai dati pubblicati nel rapporto Sai, alla fine del 2021 oltre 3.800 minori stranieri risultavano accolti in strutture di prima accoglienza: quasi un terzo dei 12mila Msna censiti in Italia a quella data. I restanti due terzi erano accolti in strutture di seconda accoglienza (64,7% al 31 dicembre 2021). Sono i comuni e le istituzioni locali ad organizzare questa seconda fase, in particolare con il già citato Sai. Si tratta della rete di enti locali che – nell’ambito dei progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo.

La rete di accoglienza sul territorio nazionale

I dati dell’osservatorio Centri d’Italia fotografano la diffusione a livello locale di questa rete territoriale dei progetti rivolti ai minori stranieri non accompagnati. Alla fine del 2021 erano 239 i progetti Sai attivati dagli enti locali, rivolti ai minori stranieri non accompagnati, per un totale di 6.683 posti attivi. Numeri che indicano un incremento rilevante (+228%) dal 2016, quando i posti erano circa 2 mila.

Negli anni, l’evoluzione del sistema è andata nella direzione di aumentare gradualmente la capillarità nell’accoglienza dei Msna. Se fino alla fine degli anni 2000 la presa in carico dei minori stranieri non accompagnati era rimessa in modo quasi esclusivo ai comuni, tra 2008 e 2014 è emersa una progressiva assunzione di responsabilità condivisa tra stato e autonomie.

Dal 2014 si è aperta una terza fase: pur nelle numerose rimodulazioni del modello (Sprar, Siproimi, oggi Sai) si è progressivamente consolidata una rete di enti locali sul territorio. Questa rete ha attivato, stando ai dati relativi al 31 dicembre 2021, 239 progetti di inclusione, con 6.683 posti offerti ai Msna, in gran parte concentrati nelle maggiori regioni del Sud: 1.727 in Sicilia (25,8% del totale), 821 in Campania (12,3%), 699 in Puglia (10,5%). A poca distanza Lombardia (10,1%) e Emilia-Romagna (8,8%).

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Centri d’Italia
(pubblicati: giovedì 16 Febbraio 2023)

Dalla mappa è evidente come vi sia una maggiore concentrazione dei progetti e dei posti disponibili nel Mezzogiorno. Un elemento che è lo stesso rapporto di Anci e ministero dell’interno, nell’edizione di quest’anno, a indicare come criticità.

La presenza dei minori sul territorio italiano è tutt’altro che uniforme e l’incidenza dei minori sul totale degli sbarcati, come sopra evidenziato, ci fornisce una chiave di lettura relativamente alla distribuzione disomogenea dei minori divenuto un fattore sempre più presente negli ultimi anni. (Anci-Ministero dell’interno – “Il sistema di accoglienza e integrazione e i Msna”, 2023)

L’accoglienza e l’integrazione di bambini e ragazzi che vivono situazioni così difficili richiede risposte multilivello: dalla prima accoglienza all’inclusione scolastica, dall’accesso ai servizi alla tutela delle fragilità. Il consolidamento della rete Sai è in questo senso strategico, nella costruzione di una governance condivisa del sistema. E’ in questo contesto che l’impegno del Protettorato si inserisce, accogliendo la sfida di bisogni che costringono a sperimentare modelli e servizi sempre nuovi e capaci di accompagnare questi giovani verso il futuro.

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