Comunità per minori, servono maggiori controlli? Per la Garante, sì

Accogliere e far crescere le bambine e i bambini e garantire un futuro alle ragazze e ai ragazzi è ciò che da sempre ci sta cuore. Sappiamo quanto questo richieda cura e attenzione e quanto sia difficile rispondere a questo compito. Per questo, il tema dei “controlli” sulle strutture ci interroga e ci coinvolge. Proponiamo quindi qui le riflessioni e le raccomandazioni della Garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti.

“È necessario rafforzare i controlli sulle comunità di accoglienza dei minori”. Lo ha detto recentemente Carla Garlatti, ascoltata nei giorni scorsi alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori. Leggiamo alcuni stralci del suo intervento

I pm minorili dovrebbero poter condurre ispezioni non circoscritte alle sole verifiche finalizzate alla dichiarazione di adottabilità, ma accertare pure le condizioni di vita e il benessere dei ragazzi, il funzionamento delle strutture, la qualità dell’accoglienza, la dotazione e le competenze del personale e la validità del progetto educativo, come anche auspicato dal Csm. Tale attività dovrebbe essere interconnessa con quelle di regioni e comuni. Il personale delle procure dovrebbe essere potenziato.

Un’altra indicazione pratica riguarda le ispezioni nelle strutture:

Quando l’Autorità garante vuole effettuare dei sopralluoghi, è tenuta a darne preavviso ai gestori delle strutture. È evidente che questa modalità fa perdere efficacia alla verifica. Per assicurare uniformità nel funzionamento delle comunità in Italia e rendere più facili i controlli, secondo l’Autorità garante, le regioni devono dare esecuzione alle “Linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per i minorenni” approvate sin dal 2017 in seno alla Conferenza Stato-Regioni. Inoltre è “necessario adottare linee di indirizzo per il tariffario nazionale relativo ai costi dei minorenni in comunità e ai costi di gestione delle strutture: attualmente sono presenti solo macro-voci e mancano indicazioni sulla quantificazione della spesa o sui costi medi dell’accoglienza.  

Una riflessione riguarda poi la terminologia impiegata: secondo Garlatti, risulta indispensabile individuare una nomenclatura comune

Si parla in generale di comunità per minorenni – osserva – ma in realtà le categorie e le denominazioni sono tra loro difformi e questo rende difficile il monitoraggio. 

Un monitoraggio che l’Autorità garante, negli scorsi anni, ha realizzato attraversi tre raccolte sperimentali, in collaborazione con le procure minorili. Una quarta è in corso e avrà come novità anche il censimento dei bambini e ragazzi allontanati d’urgenza e ospiti delle comunità. Resta il fatto che

occorre dare attuazione a quanto richiesto dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rispetto all’esigenza per l’Italia di istituire un registro nazionale dei minorenni privi di un ambiente familiare.

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