L’emozione del “Primo Incontro”

Riunione dei volontari al San Giuseppe. Vado?, non vado?, mi dicono che è obbligatorio. “Se non venite, per favore, avvertiteci”. Va bene. Finisco di corsa un articolo, allora. E speriamo di non far tardi, stasera c’è la partita. Mi annoierò, probabilmente. Vado.

Due ore dopo. Altro che annoiarmi. Ho le lacrime agli occhi dall’emozione.

Prima di uscire vado a presentarmi a Johnny, a stringergli la mano, a dirgli che è troppo forte. Ha parlato per un quarto d’ora, ha fatto domande incredibili, ha dominato il palco. Le mie lacrime le ha fatte uscire lui. Le mie e quelle di Maria Teresa, seduta vicino a me. Lei è volontaria da più tempo, è amica della mia compagna, me ne ha parlato, mi ha fatto venire voglia di provarci. Mai come stasera, ho pensato di aver fatto bene a seguire il suo esempio. Bene? Benissimo.

Dall’inizio. Giovedì 31 gennaio, ore 18. Parecchia gente in sala. Tre spezzoni di film, per prima cosa.

Un cartone, “La mia vita da zucchina”. (e già lì: quella breve clip mi ha fatto venire voglia di vedere tutto il film, poi l’ho cercato online, su YouTube è intero, ma in francese e si vede male, okay, lo comprerò). Un breve estratto da “Manuel”, quello l’ho visto, bello e straziante. Un altro estratto da un film con Mastroianni, “Padri e figli”, fine anni 50, girato proprio al San Giuseppe. Argomento comune: le case famiglia, ovviamente.

Poi le parole. Poi Johnny. Anzi, Xhoni, nella sua lingua, il direttore mi ha detto (dopo) che si chiama così. Albanese. Neanche 18 anni. Arrivato qui, sento dire, con un libriccino di poesie in albanese scritte da lui. Quattro anni dopo ha scritto un libro. In italiano. La principale tv albanese lo intervisterà al momento dell’uscita. Ma soprattutto: l’emozione. Quella che ha saputo comunicare, non solo a me e a Maria Teresa. Le sue domande: “perché siamo qui?” a Giancarlo, decano dei volontari e ormai suo amico, splendido signore, che gli ha dato una lunga risposta articolata, anche se a quella domanda era impossibile rispondere davvero; “se una bambina viene da te e ti chiede ‘vuoi essere la mia mamma?’, tu cosa le dici?” a Nicoletta, la psicanalista. Le sue frasi: quelle sui volontari che “servono”, servono davvero, anche per insegnare a loro, ai ragazzi, che nella vita è bello dare, solo per il gusto di poterlo e volerlo fare, e quando loro (“Noi”, ha detto Xhoni) usciranno da qui se lo ricorderanno.

E Rakib, poi. “Digli dove stai per andare”, l’ha sollecitato Giancarlo il decano. “A Sharm el-Sheikh, per fare un master da intrattenitore”. Accipicchia. Si vede. Svelto, sul palco, spigliato pure lui. Un altro ragazzo del San Giuseppe. Come quelli di cui ha parlato un’altra Nicoletta, volontaria anche lei. Due ragazzi che ha seguito negli anni: uno è a Parigi per specializzarsi, dopo la laurea, e l’altro la laurea sta per prenderla.

Mi sentivo pieno di gioia, alla fine. Altro che annoiarmi. Anzi, spero di poter seguire le altre 3 riunioni già programmate. Le ho segnate sull’agenda: 6 marzo, 10 aprile, 22 maggio. Tema di quella di aprile, leggo sul volantino: “Viaggio nelle emozioni sulle emozioni”. Caspita, più di così? 🙂

Massimo

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